I consigli comunali di Carugate e Cernusco sul Naviglio del 28 luglio hanno aperto il vaso di Pandora: gli atti d’indirizzo con cui si dà il via libera all’accordo di programma per l’ampliamento del centro commerciale Carosello non sono soltanto il primo, banale, passaggio di un iter procedurale, ma segnano una precisa indicazione politica: trasformano un bene comune, patrimonio della comunità, in una merce che come tale diventa oggetto di mercato.
D’altra parte l’assenza di riferimenti valoriali è stato il filo rosso delle ragioni espresse a favore dell’intervento da parte di sindaco, assessore al territorio e consiglieri di maggioranza, tutte concentrate a sottolineare la necessità di prendersi a cuore le sorti dell’operatore commerciale bisognoso di nuovi spazi per aumentare l’offerta commerciale poiché di qui a due anni dovrà fronteggiare nuova concorrenza.
L’altra ragione addotta, la scontatezza della scelta da parte dell’amministrazione di Carugate, farebbe sì che Cernusco non possa far altro che allinearsi, perché un parere contrario non bloccherebbe l’accordo e finirebbe per eliminarne i vantaggi economici.
Infine le potenziali ricadute occupazionali usate come merce di scambio nel consueto ricatto lavoro contro valori ed i cospicui proventi economici sono stati i principali – ed efficaci – argomenti a favore.
Il comitato Bene Comune Cernusco ritiene l’avvallo all’accordo i programma una scelta sbagliata.
In primo luogo si costituisce un precedente: il territorio viene trasformato in merce. Un pezzo di territorio, adibito a parco pubblico, patrimonio della collettività e come tale non nella disponibilità dell’amministrazione, viene ceduto ad un singolo operatore commerciale in cambio di denaro.
Inoltre una scelta di questo tipo costituisce una forzatura, perché nel consiglio di Cernusco non era in discussione “se” fare l’accordo di programma, ma solo “come” farlo, le sue caratteristiche, non l’opportunità.
E a nulla valgono le dichiarazioni legate ai “paletti” di tale operazione: i paletti – si sa possono essere spostati – mentre i vincoli rimangono tali e fanno da ancoraggio giuridico alle trasformazioni.
Pertanto il primo aspetto riguarda l’alienazione di un bene della comunità, fatta non per favorire interessi generali, ma per andare incontro ad interessi privati e tutto questo senza forme di coinvolgimento della collettività. Perché spacciare il passaggio in consiglio come forma di partecipazione è una mistificazione: una reale volontà di apertura e condivisione delle scelte implica l’attivazione di processi di confronto pubblico strutturati nella fase dello studio di fattibilità e quindi prima che sia stato definito il progetto preliminare.
In realtà il progetto è già delineato nei suoi dettagli (una realizzazione complessiva di 31.000 mq, 9.000 dei quali nel comune di Cernusco in un’area pubblica ora adibita a parco, 22.000 a Carugate su spazi commerciali e parcheggi preesistenti ed il ridisegno della viabilità di accesso), ma in consiglio non stato presentato il suo piano industriale né quello di fattibilità, che avrebbero fornito significativi elementi riguardo alla valutazione degli impatti legati all’incremento del numero di visitatori, del traffico ed alla riduzione del corridoio ecologico.
E’ stata quindi fatta una scelta senza adeguati elementi di giudizio e privi dell’avvallo delle comunità.
Le compensazioni economiche come motore del mondo, soprattutto motore dello sviluppo della città di Cernusco la cui amministrazione pare incapace di farsi promotrice di un innovativo modello di sviluppo. La richiesta di incremento di volumi commerciali per far fronte alla concorrenza è un falso obiettivo, perché oggi sono le offerte commerciali legate a profili di mercato specifici, specie quelli rivolti alla compatibilità ambientale, ad essere competitive e segnare la differenza fra la grande distribuzione.
Alla subalternità culturale si aggiunge la scarsa o mancata attenzione per la sostenibilità ambientale del progetto: l’incremento del 30% del traffico veicolare, che comunque sarebbe un dato preoccupante da valutare in tutte le sue implicazioni epidemiologiche, rimanda ad una mobilità che continua a far leva solo sull’auto privata, laddove il tentativo in molti contesti metropolitani è quello di ridurre il numero di vetture aumentando il sistema dei servizi pubblici e la mobilità dolce.
Alle auto si affianca anche la richiesta di viabilità accessoria che contribuisce a sottrarre territorio, in questo caso aree agricole, per di più vincolate e contermini al parco delle Cave. Il centro Carosello si trova infatti in periferia, in quel suburbio che è il polo commerciale fra Cernusco e Carugate dove sono gli svincoli e le rotatorie a segnare il territorio, piuttosto che gli elementi del paesaggio.
Qui non è la pianificazione a guidare le scelte, ma la fiscalità immobiliare che diventa elemento di governo del territorio, sono i ricavi della vendita, insieme agli oneri di urbanizzazione e fiscali che indirizzano gli interventi.
In questa logica verranno delegate all’operatore commerciale molte di quelle attività di gestione del territorio che avrebbero dovuto essere realizzate dall’amministrazione: dalla rinaturalizzazione del parco degli aironi, alla manutenzione del verde, alle piste ciclabili. In questo modo le prerogative di tutela proprie delle istituzioni vengono ridotte ad (eventuali) elementi regolativi delle infrastrutture del territorio.
Proprio in relazione alla pianificazione urbanistica del comune di Cernusco, l’area dell’intervento viene considerata “non strategica, dato che l’impianto del PGT vigente non subisce stravolgimenti”. In realtà non c’è ancora il monitoraggio del PGT vigente e quindi non è possibile esprimere una valutazione dell’incidenza di questa scelta rispetto ai cambiamenti indotti nell’ambiente ed il grado di raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità basata su riscontri concreti.
Infine, ma non ultima la mercificazione che è sottesa allo slittamento valore-lavoro che comporta la cessione di un patrimonio pubblico in cambio di occupazione. Il ricatto occupazionale è un’arma antica e dovrebbe far riflettere il suo utilizzo, perché dove è stata usata non ha mai costituito elemento di emancipazione dalle difficoltà, ma solo ulteriori condizioni di precarietà e deprivazione di tutele (l’Ilva di Taranto è solo uno degli esempi).
Il Comitato Bene Comune Cernusco ribadisce la necessità che il progetto di ampliamento del centro commerciale Carosello venga valutato dalle comunità interessate su:
- gli aspetti legati alla cessione di patrimonio pubblico,
- le variazioni urbanistiche necessarie,
- gli aspetti epidemiologici,
- l’impronta ecologica,
- il bilancio di consumo di territorio e gli effetti di conurbazione,
- le ripercussioni su commercio ed agricoltura locale
Tale valutazione deve essere realizzata attraverso l’istituzione di processi di confronto pubblico strutturati che vedano coinvolte tutte le parti interessate, cittadini in primo luogo.
A questo riguardo si è costituito un gruppo di pressione civico, coeso e motivato a far emergere con chiarezza le ragioni che si oppongono alla logica mercantile di vendita dei beni comuni, raccoltosi attorno all’appello #nocarosello (nocarosello@gmail.com).
Il comitato Bene Comune Cernusco lavorerà per far emergere lo sguardo corto dell’amministrazione, ripiegata sulle questioni finanziarie e priva di preoccupazioni legate agli impatti ambientali e culturali a lungo termine.
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