DSC_0757Oggi, 21 novembre è la festa degli alberi. Lo scorso anno la Cernusco Verde l’aveva festeggiata mettendo a dimora 15 carpini lungo via Fontanile in un’iniziativa che aveva coinvolto otto classi delle scuole primarie.
Quest’anno niente festa, almeno, non di evidenza pubblica. In effetti sono tempi difficili per gli alberi di Cernusco, specie per quelli del parco degli Aironi, il parco dimenticato alla periferia Nord della città, che vedrebbe sacrificata una parte del suo patrimonio arboreo qualora venisse approvato il progetto di espansione del contiguo centro commerciale Carosello.
E in generale sono tempi difficili per il territorio della Lombardia, dove il 19 novembre scorso è stata approvata la proposta di legge “Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo” che a giudicare dal nome sembrerebbe porre un freno all’enorme consumo di suolo della Lombardia (120.000 metri quadrati al giorno – l’equivalente di circa 15 campi da calcio) grazie al divieto costruire sulle aree agricole e verdi. In realtà concede un intervallo temporale di 30 mesi ai Comuni per modificare gli strumenti urbanistici dei PGT (Piani di Governo del Territorio) prima che tale divieto entri in vigore.

E saranno i trenta mesi più ricchi di iniziative in una corsa ad utilizzare tutti i territori utili.

Fra questi anche le aree interessate dal progetto di ampliamento del centro commerciale Carosello, l’area agricola dove dovrebbe svilupparsi la viabilità di accesso al centro (intervento per altro privo di riscontri positivi da parte della Serravalle) ed il pezzo di bosco del Parco degli Aironi su cui verrebbero ampliati gli spazi commerciali.
Su queste aree, perché si possa costruire, è necessaria una variazione degli strumenti urbanistici vigenti. E torniamo a chiedere come mai l’amministrazione rinneghi a distanza di così poco tempo i principi guida di pianificazione ambientale ed urbanistica che si era data solo pochi anni fa con il PGT. Un PGT di cui fino a qualche tempo fa andava orgogliosa e che ora mette da parte come se fosse un abito usato.

Il PGT di Cernusco aveva ridotto del 40% le superfici di ampliamento previste dal precedente PRG, ma non era un piano a consumo zero di suolo. Eppure, come ha ricordato recentemente Tomaso Montanari, all’indomani delle alluvioni dei giorni scorsi,

si può scegliere una strada diversa come hanno fatto Cassinetta di Lugagnano, Solza (Bg), Rocco Briantino (Mb), e poi Desio (Mi) [ndr: 41.530 abitanti, quindi più grande di Cernusco] che ha tagliato un milione e mezzo di metri cubi dal piano di governo del territorio, e Pregnana Milanese, che alla vigilia di Expo ha deciso di non consumare più suolo agricolo. Tutte queste amministrazioni hanno imboccato un’altra strada: quella di fermare la crescita urbanistica (non quella economica) puntando tutto sul recupero del patrimonio esistente, sulla salvaguardia dei suoli agricoli e naturali, sulla valorizzazione del paesaggio.

La stessa strada della nuova legge regionale toscana:

«nuovi impegni di suolo a fini insediativi o infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti». Cioè: prima si riutilizza e solo dopo, ma molto dopo, si accende semmai la betoniera.
Un’idea semplice, ma rivoluzionaria, perché capovolge la scala dei valori dicendo – come, del resto, hanno detto molte sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato – che l’ambiente e il territorio sono valori non negoziabili: perché la loro salvezza è una condizione essenziale per la nostra salute e per la nostra vita. Il paesaggio, insomma, non come categoria estetica: ma come diritto fondamentale della persona.

Un’idea semplice e rivoluzionaria che la nostra amministrazione non ha voluto percorrere.

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