Il monitoraggio del limite e delle relazioni fra il “tessuto urbano consolidato” e lo “spazio rurale” era una delle prescrizioni del PGT di Cernusco: ogni venti mesi, era l’indicazione, ci doveva essere una verifica degli obiettivi quantitativi del piano. Ma più della vigilanza, ha funzionato la crisi economica che ha tenuto bassi i volumi delle costruzioni, anche se a tutt’oggi sono rimaste inevase le richieste di quantificazione delle superfici realizzate (vedi censimento del cemento).
E oggi, a quattro anni dall’approvazione, ci chiediamo cosa è rimasto dei caposaldi del PGT che raccomandavano di evitare i processi di saldatura tra diversi centri edificati e gli insediamenti lineari lungo Ie infrastrutture, di preservare i corridoi ecologici previsti e, soprattutto, di verificare la compatibilità paesistico-ambientale delle trasformazioni.
Insomma di tener d’occhio quella sottile “linea rossa” tracciata tra città e campagna (l’espressione è di Vezio De Lucia), che definisce con perentorietà il territorio urbanizzato.
Territorio che la legge toscana sul governo del Territorio considera come un patrimonio (e non più una risorsa) costituito «dai centri storici, le aree edificate con continuità dei lotti a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico-ricettiva, le attrezzature e i servizi, i parchi urbani, gli impianti tecnologici, i lotti e gli spazi inedificati interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria» (art. 4). A partire dall’entrata in vigore della legge, ogni nuova edificazione residenziale al di là della linea rossa – cioè sui terreni agricoli e fertili – sarà interdetta. Oltre tale linea, nuovi progetti per edifici produttivi e per grandi strutture di vendita costituiranno oggetto di verifica di conformità alle previsioni del PIT (piano di indirizzo territoriale) da parte di una «conferenza di copianificazione» nella quale il parere sfavorevole della Regione è vincolante (art. 25, c. 6). Resta valido comunque il principio che «nuovi impegni di suolo a fini insediativi o infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti» (Ilaria Agostini).
Anche nella legge regionale lombardia (“Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo”) sono previsti divieti di trasformazione delle aree agricoli, ma i vincoli scatteranno solo fra trenta mesi e, nel frattempo, ad allentare i vincoli ci penserà anche il decreto
Quindi basterà dichiarare nell’accordo di programma la pubblica utilità del recupero ambientale del parco degli Aironi (per paradosso è proprio l’amministrazione, il soggetto che ha le responsabilità del suo abbandono, che se ne lamenta e utilizza come pretesto per affidarne il recupero ad un soggetto privato per il recupero) oppure della cista ciclabile di connessione Cernusco-Carugate, sino alla svincolo di accesso diretto dalla tangenziale al centro commerciale, che il gioco sarà fatto: gli strumenti urbanistici vigenti verranno modificati per consentire l’ampliamento del centro commerciale a spese di patrimonio pubblico e attraverso la creazione di opache plusvalenze sui terreni interessati dalla compensazione ecologica richiesta.
Un’amministrazione premiata solo un anno e mezzo fa per la buona politica del suo territorio oggi ha intenzione di vendere il suo territorio – che è patrimonio della comunità – per trenta denari. Un tradimento.
Ottimo e convergente. A che serve introdurre la regola dei 20 mesi di verifica obbligatoria (PGT-PDR- Art. 2 “Monitoraggio”) dall’approvazione del DdP se poi non la si fa? Un richiamo già esternato. Si è preferito dare corso e approvare una “Variante Commerciale” dai lati incerti, faticosa da comprendere, cambiando perfino lo Studio Progettuale rispetto al PGT (!). Un fatto strano e singolare, come una palese “sfiducia” verso chi ha progettato il ns. PGT pluripremiato. Il PGT di Cernusco resta sempre di più un documento sulla carta, cioè un esercizio calligrafico, che fa acqua come un colapasta.