Il mito racconta come bastasse un solo sguardo di Medusa per pietrificare le creature viventi. Al Carosello occorrerà qualche occhiata in più, ma alla fine i cittadini saranno trasformati in consumatori.
La vicenda è nota: sul centro commerciale Carosello, posto a cavallo fra Cernusco e Carugate di proprietà della Eurocommercial Properties (società olandese proprietaria di un terzo degli immobili della grande distribuzione in Italia, Francia e Svezia), pende un progetto di ampliamento di quasi il 50% dell’attuale superficie, da realizzare su un pezzo del parco degli Aironi di Cernusco e al posto di parte dei parcheggi già esistenti.
La risposta di Eurocommercial alla crescita dell’e-commerce che sottrae sempre più clienti è quella di catturare – letteralmente – i clienti negli spazi di vendita attraverso un’offerta che non è più di sola merce ma di servizi per il tempo libero e l’intrattenimento. Così mentre calano le superfici destinate al settore alimentare, anche per la crescente crisi economica che ha fatto contrarre persino questo tipo di consumi, aumentano quelle dedicate alla tecnologia ed ai servizi. Il centro commerciale come una specie di Minotauro che per vivere deve essere sempre nutrito di giovane carne umana[1].
Ora se è legittimo che un operatore commerciale persegua obiettivi legati ai ricavi, è singolare, anzi inopportuno, che le amministrazioni pubbliche, vale a dire istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini, siano del tutto subalterne al modello economico e sociale che sta dietro la proposta di ampliamento.
Invece è accaduto che lo scorso 28 luglio i consigli comunali di Carugate e Cernusco abbiano votato atti d’indirizzo fotocopia che avviano la procedura di accordo di programma che servirà a modificare gli strumenti urbanistici vigenti per consentire la realizzazione dell’ampliamento.
I consiglieri non hanno avuto a disposizione alcun progetto da valutare, ma solo qualche slide proiettata in sala e due striminziti fogli A4 che riassumevano vincoli ed impegni del proponente. Cosa che non sarebbe stata concessa a nessun privato cittadino, come ben sa chi deve presentare una qualsiasi pratica o istruttoria.
Come se non bastasse, il 16 dicembre scorso in audizione regionale Eurocommercial ha esposto una soluzione progettuale diversa da quella votata in luglio. E intanto arriviamo al 19 dicembre a Carugate e al 23 dicembre a Cernusco quando vengono “ufficialmente” depositati i progetti che sono stati illustrati nell’incontro pubblico organizzato dall’amministrazione di Carugate giovedì 26 febbraio e che propongono un’altra soluzione ancora.
Oltre alla mancanza di serietà e correttezza cui rinviano i progetti a geometria variabile, c’è un problema grave legato allo stravolgimento delle regole che le due comunità si erano date rispetto alla pianificazione territoriale e che prevedevano l’isolamento del centro commerciale rispetto al tessuto urbano consolidato e la salvaguardia delle aree verdi ed agricole che fungevano da barriera e corridoio verde fra gli ambiti urbani.
E invece ieri sera il sindaco di Carugate ha più volte rivendicato che le regole si cambiano, soprattutto in cambio di risorse economiche ed occupazionali. Come dire: tutto ha un prezzo.
Eppure ci sono cose, tipo i beni comuni, che non possono essere considerate merce ed è responsabilità delle istituzioni sottrarle al mercato. Accade invece che l’amministrazione di Cernusco voglia trasformare il parco degli Aironi in una merce, cancellandone il valore d’uso e considerandolo per di più un asset morto di cui liberarsi a causa dello stato di abbandono in cui versa. Invece di chiedere scusa ai cittadini per l’omessa tutela di un bene pubblico e magari studiare modalità allargate alla sua comunità per renderlo di nuovo vivo, lo usa come oggetto di una transazione mercantile. E pure sulle regole si consuma il tradimento: Carugate rinnega il PGT approvato solo nel 2010 che non prevedeva più spazio per i centri commerciali ormai arrivati al livello di saturazione, così come Cernusco modifica la destinazione da area agricola a commerciale . Anche le regole di una comunità sono un bene comune: le modifiche non possono essere oggetto di un baratto, ma il frutto di un percorso deliberativo, specie se in gioco ci sono benessere e qualità della vita dei cittadini.
E infine ma non per ultima, Eurocommercial che ha avuto modo di presentare ampiamente il progetto, esaltandone le soluzioni tecnico-architettoniche tese a ridurne l’impatto ecologico. La società ha giocato il ruolo del gigante buono che pensa all’ambiente e intanto costruisce una gabbia dove trattenere il più a lungo possibile i clienti, anzi abituandoli sin da piccoli a sentirsi parte di quei nonluoghi. Come se nulla fosse infatti ha ricordato che si era appena conclusa Kids on the moon, un’iniziativa che ha coinvolto circa 2000 bambini.
Basta fare un giro in rete e si capisce di cosa si tratta: i bambini sono stati accompagnati con navette gratuite dalle scuole dei comuni vicini al Carosello, qui li aspettavano degli animatori in un’inquietante tuta arancione con il logo dell’Agenzia Spaziale Europea per guidarli alla scoperta dello spazio e per farli giocare travestiti da piccoli astronauti con tute bianche e caschi con il logo dell’ESA. Si tratta quindi di un’operazione di marketing cui è stata data una copertura didattica: in questo modo si abituano sin da piccoli i bambini a considerare il centro commerciale un luogo familiare.
E’ così che colpisce lo sguardo di Medusa e trasforma le persone, i cittadini, in consumatori.
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