Destino travagliato quello del PLIS Est delle Cave: a sette anni dall’istituzione non solo non funziona, ma non ha neppure completato la nomina degli organismi né la stesura dei regolamenti. La convenzione che ne regola la gestione avrebbe dovuto essere sottoscritta da tutti i comuni aderenti al PLIS, ma lo scorso 1 marzo una modifica introdotta dal consiglio comunale di Cologno ne ha bloccato di nuovo l’iter.
L’emendamento introdotto implica che tutte le aree su cui ci sono dei vincoli previsti nei PGT dei comuni e che nello stesso tempo ricadono nel perimetro del Parco vanno inserite nel PLIS. Ciò non era stato fatto per le aree del comune di Cernusco interessate dall’ampliamento del Centro commerciale Carosello, chirurgicamente tenute fuori nel 2014 dal perimetro del parco. Così l’emendamento introdotto da Cologno, se da una parte blocca l’iter istitutivo del parco, dall’altra gli restituisce senso dal momento che l’espansione di un centro commerciale a spese di un pezzo del parco degli Aironi mal si concilia con gli obiettivi di tutela ambientale che si prefigge il PLIS.
Il comune di Cernusco, nella sua veste di comune capofila, ha convocato per il prossimo 18 marzo la riunione del comitato di gestione del parco formato dai sindaci (o loro delegati) dei Comuni del Parco (Brugherio, Carugate, Cernusco, Cologno Monzese e Vimodrone) per un confronto.
Il comitato Bene Comune Cernusco, in qualità di componente del Forum Consultivo di partecipazione del PLIS, ha chiesto al presidente pro tempore del PLIS (l’assessore del comune di Cernusco Giordano Marchetti) di indicare luogo ed ora della seduta in modo da potervi partecipare per ascoltare il dibattito dal momento che la convocazione non è stata pubblicata. Ci è stato risposto che “le sedute non sono pubbliche” ma alla nostra replica che la convenzione non prevede sedute a porte chiuse e che quindi il diritto di tribuna non è escluso, la risposta è stata che “tale circostanza non era prevista dalla convenzione”, non è quindi ammessa un’interpretazione estensiva se il legislatore (sic) ha omesso di normarla e che anche le convocazioni non vanno pubblicate.
Lasciamo ai legulei l’interpretazione in senso restrittivo di un articolo che non c’è nella convenzione e che quindi non può vietare le sedute pubbliche. Rimane il dato politico di un’istituzione che non riconosce il diritto di tribuna e che ha paura di aprire le porte ai cittadini. E persino vuol tenere nascosta la convocazione del comitato di gestione (anche se l’art. 10 del Testo unico degli Enti Locali dice un’altra cosa).
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