A più di un mese dall’introduzione dell’ecuo sacco né il gestore del servizio né l’amministrazione hanno fatto un bilancio sul funzionamento della nuova modalità di raccolta dei rifiuti indifferenziati.
A Cernusco la raccolta differenziata è ferma da molti anni intorno al 65%, l’ecuo sacco è lo strumento “sperimentale” che dovrebbe portarla ad almeno il 70%: si tratta di un sacco di plastica colore rosso (blu per le utenze non domestiche) su cui è stampato un codice numerico collegato alle utenze registrate ai fini della tassa sui rifiuti da usare per i rifiuti secchi/indifferenziati, distribuito in numero contingentato (devono durare sino a dicembre 2017) e che viene ritirato una sola volta alla settimana, al posto delle due precedenti.
Lo scopo è di ridurre sempre di più la quantità di rifiuti indifferenziati che vanno all’inceneritore, quindi un obiettivo importante e significativo per la tutela ambientale e per le ricadute economiche che comporta legate alla riduzione dei costi di smaltimento e quindi alle tasse che pagano i cittadini per il servizio di igiene urbana.
Eppure l’entrata in vigore di questo provvedimento ha destato fra i cernuschesi molte polemiche per le modalità con cui è stato realizzato e per ciò che comportava. Nonostante il passaggio all’ecuo sacco si conoscesse da tempo (è dal novembre scorso che l’amministrazione ha avviato l’iter per la sua introduzione) solo dal 1 maggio è iniziata la sua distribuzione alle 16400 utenze di Cernusco e dal 1 giugno si utilizzano le nuove procedure di raccolta.
Come avevamo già sottolineato, le comunità sono sempre conservatrici e far cambiare le abitudini non è mai semplice, per questa ragione occorre prima di tutto convincere i cittadini che si tratta di una buona cosa, utile a tutta la comunità, all’ambiente e, se ben attuata, persino alle loro tasche.
A questo scopo occorreva prima di tutto dare il buon esempio adottando misure analoghe nei luoghi pubblici (non ci sono a Cernusco cestini per la raccolta differenziata) e mettere in campo una serie di misure collaterali che rendessero più semplice ed agevole differenziare e ridurre i rifiuti: dalle convenzioni con gli esercizi commerciali per la riduzione degli imballaggi (tipo detersivi alla spina, adozione di involucri più facilmente riconoscibili e separabili, predisposizione di aree dedicate al conferimento di particolari tipologie di rifiuti, tipo olio vegetale, sughero), alla previsione di incentivi per la predisposizione nei condomini dei locali tecnici adeguati alla raccolta. Soprattutto l’introduzione di misure solidali verso quelle categorie e/o fasce della popolazione che, per la riduzione della frequenza di ritiro ad una sola volta la settimana e per il numero contingentato di sacchi a disposizione, si trovano in difficoltà (chi usa pannoloni, pannolini, presidi sanitari e persino chi ha dei gatti).
A tutte queste obiezioni, espresse con vivacità sia nell’assemblea pubblica di presentazione del progetto del 17 marzo che con dovizia di particolari nel gruppo Facebook No all’ecuo sacco, si all’equa TARI che conta più di mille aderenti, il sindaco ha risposto liquidandole con un consunto luogo comune pure sessista (commenti da suocere), salvo poi in tutta fretta essere costretto a predisporre i dispositivi amministrativi a copertura del provvedimento, perché mancavano pure quelli.
Così dopo più di un mese di ecuo sacco i cernuschesi si sono indispettiti (complice pure l’infelice esternazione dell’amministratore della CEM Ambiente: i cernuschesi hanno la puzza sotto il naso) e la città è diventata più sporca a causa degli abbandoni indiscriminati di rifiuti in giro per la città.
Non convince affatto “l’avevamo messo in conto” da parte di gestore ed amministrazione perché basta farsi un giro sui social media per capire che troppe cose non vanno bene: la quantità di sacchi e rifiuti abbandonati è aumentata, gli orari di conferimento in strada per la raccolta non sono affatto rispettati, ci sono aree della città (le zone industriali) e fasce di popolazione con esigenze concrete del tutto ignorate.
Le utenze non domestiche infatti (sono il 10% del totale, 1746 su 16393) contribuiscono alla TARI con quasi il 50% dei costi, però il 30% delle utenze registrate non ha ancora ritirato l’e.s., ci sono numerose segnalazioni di mancato ritiro dei rifiuti ed il calendario di raccolta è del tutto inadeguato (ad esempio si richiede l’esposizione della carta per la raccolta al sabato, quando gli esercizi sono chiusi).
Ancora più gravi sono i problemi segnalati per le utenze domestiche per le quali l’introduzione dell’ecuo sacco ha rappresentato una riduzione del servizio (le zone sono passate da quattro a tre e la raccolta da due ad una volta alla settimana) con pesanti conseguente sulla gestione dei rifiuti organici.
I 40 litri del sacco rosso (dichiarati, ma non reali) non bastano a chi ha bisogno di buttare pannolini/pannoloni e presidi sanitari dovendoli conservare per una settimana come richiesto, al contrario sono troppo grandi per nuclei famigliari mono o bicomponente che finiscono per tenerlo in casa per più settimane.
L’adeguatezza dimensionale rispetto alla tipologia delle utenze era una criticità segnalata già in altri ambiti ove è stato sperimentato l’ecuo sacco, ma non se ne è tenuto conto.
Ma al di là delle dimensioni, colpisce la completa assenza di attenzione e solidarietà verso chi è in difficoltà: alle obiezioni si risponde con l’assegnazione di un numero maggiore di sacchetti, quando il problema è la frequenza di smaltimento per un rifiuto organico putrescente.
In molti altri comuni è stato istituito un servizio di ritiro a richiesta per pannoloni/pannolini e presidi sanitari. Basta compilare un modulo di autocertificazione ed il sacco dedicato NON viene neppure conteggiato ai fini della TARI.
Per non parlare delle Agevolazioni a favore di categorie sociali e sostituzione del Comune per chi la tassa sui rifiuti proprio non se la può permettere o dell’istituzione di un fondo di solidarietà a favore delle fasce deboli della popolazione nonché dei settori economico-produttivi che versino in situazioni di crisi o di particolare difficoltà. Questa richiesta è stata fatta presente da alcuni cittadini (fra cui il nostro comitato) ma è stata assolutamente ignorata da chi prende le decisioni che neppure inserisce fra i principi ispiratori dell’eco sacco la solidarietà.
E c’è pure il problema di chi ha dei gatti: come i pannolini, le lettiere vanno smaltite nell’ecuo sacco con gli stessi problemi di conservazione casalinga per sette giorni. Eppure nello studio della Bocconi usato a supporto della scelta CEM si segnalava una campagna “lettiera” volta alla riduzione del rifiuto indifferenziato con il riferimento all’uso delle lettiere vegetali della campagna Gatti sostenibili, impronte ecologiche leggere di cui non si trova alcuna traccia né sul sito di CEM, né fra i consigli dell’amministrazione. A questo riguardo si segnala invece l’autonoma iniziativa di una farmacia cernuschese che promuove in vetrina la lettiera ecologica.
Sempre in relazione al tema dell’informazione e nonostante il contratto di servizio lo preveda espressamente, nessuna campagna è stata messa in atto per la promozione dell’uso di pannolini ecologici, né di coppette mestruali al posto degli assorbenti igienici.
L’unica iniziativa di promozione è la messa a disposizione di una compostiera per il riutilizzo degli scarti vegetali. Occorre però fare richiesta alla sezione TARI gestita da CEM per conto del comune attraverso un modulo che si potrebbe scaricare direttamente dal portale del comune, come accade per Capannori. A questo riguardo segnaliamo che chi fa il compostaggio domestico avrebbe diritto ad una riduzione della TARI del 10% sulla parte variabile, ma non è chiaro come verrà applicata. Sempre a Capannori la riduzione arriva al 20% per le utenze domestiche ed è prevista anche per i ristoratori che fanno il compost.
Per ora ci fermiamo qui, alle prossime puntate per gli approfondimenti sugli aspetti economici e sulla congruità dei dati proposti.
Ultimi Commenti: