La storia del parco degli Aironi è emblematica: a Nord Est di Cernusco c’è una grande cava da cui si estraggono sabbie e ghiaie, si è scavato così tanto da far emergere la falda formando un lago. Nel 1996 una parte viene ceduta all’amministrazione comunale che nel 2003 lo trasforma in parco pubblico.
Oggi purtroppo il parco è semiabbandonato, ma è l’ambito ecologicamente più importante di Cernusco ed uno dei sei laghi che caratterizzano il parco Est delle Cave.
L’itinerario ricostruisce la storia della cava, del lago amato dagli aironi, un ecosistema che ha bisogno di essere conservato e tutelato.
Il ritrovo è alle 10:00 presso il parcheggio all’incrocio fra via Adua e via Cevedale
L’uscita durerà all’incirca 2 ore e verrà svolta nel rispetto delle normative anti-covid (anche per questo i posti sono limitati!).
Per iscriverti invia una mail a benecomunecernusco@gmail.com entro il 2 luglio.
“I beni comuni ci parlano dell’irriducibilità del mondo alla logica del mercato, indicano un limite, illuminano un aspetto nuovo della sostenibilità”
(Stefano Rodotà, “Il diritto di avere diritti”, Editori Laterza, 2012)
Sono passati dieci anni dal referendum sull’acqua e, purtroppo, non c’è nulla da festeggiare perché la vittoria dei cittadini contro la privatizzazione dell’acqua è continuamente messa in pericolo.
L’ultima minaccia è la cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan che punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno. Così come è ferma da mesi alla Commissione ambiente della Camera la legge per la gestione dell’acqua pubblica (‘Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque’).
Bene Comune Cernusco, nato proprio per raccogliere l’eredità del referendum nella difesa dei beni comuni, si unisce al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua con le richieste di ridurre le perdite delle reti idriche, di salvaguardare il territorio dal dissesto idrogeologico e, soprattutto, di riaffermare il valore universale dell’acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa.
In chiusura della commissione territorio del 9 giugno 2021, dedicata agli interventi derivanti dalle ultime convenzioni sulle cave (ci torneremo appena avremo consultato la documentazione) ed il progetto della nuova piazza Matteotti, è riemersa dall’oblio alla variante parziale del PGT di cui si erano ormai perse le tracce.
L’ultimo riferimento pubblico era stato la discussione in commissione territorio dell’8 febbraio 2021 in cui l’architetto Duca dichiarava che la revisione della documentazione, necessaria per dar seguito alla valanga di osservazioni pervenute ed in gran parte accolte, si sarebbe conclusa il 15 marzo.
Oggi apprendiamo che si arriverà alla fine di giugno e quindi la discussione in consiglio comunale ci sarà nel mese successivo.
100 giorni di ritardo rispetto ai tempi annunciati, segno di un’oggettiva difficoltà ad adeguare gli elaborati alle osservazioni pervenute ed ad aggiornarne i contenuti.
Ricordiamo che i principali interventi proposti riguardano la cancellazione di aree verdi:
il campo agricolo e corridoio ambientale sul Naviglio per costruire un campo da baseball,
il campo di via Cevedale-Bassano per costruire un immobile residenziale,
il campo contiguo alla cascina Colcellate.
Dunque nuovo consumo di suolo in una città in cui le aree libere sono ormai una percentuale ridotta, circa il 30% della superficie del territorio, un dato non aggiornato poiché i valori correnti non sono disponibili o, almeno, resi noti e dove la pressione antropica ha già sfondato da tempo le previsioni del PGT.
Nei giorni scorsi molti di voi hanno avuto modo di conoscere le rondini della cascina Gaggiolo, anche grazie al primo dei nostri itinerari guidati:
le rondini, che sono una specie protetta, scompariranno se verrà costruito il campo da baseball.
il campo agricolo – corridoio ecologico
Le nuove case di via Cevedale
così saranno gli edifici di via Cevedale
verranno costruite fuori dal tessuto urbano ed ai margini del parco, in una delle poche aree agricole ancora rimaste.
sulla destra i campi di via Cevedale, perimetrati in rosso, interessati dal progetto immobiliare
Insieme campo della cascina Colcellate, che costituisce oggi una specie di cuscinetto verde rispetto agli stabilimenti industriali circostanti.
E’ ora il momento di cambiare rotta, le esigenze sportive possono essere soddisfatte riutilizzando altre aree già occupate, fuori dal perimetro del parco; per le esigenze immobiliari –tutte da dimostrare e verificare – si può attingere al patrimonio immobiliare dismesso.
E comunque gli interessi collettivi, che riguardano la tutela di un bene comune qual è il suolo , sono preminenti rispetto a quelli privati.
La variante parziale arriverà in consiglio comunale in luglio, a due anni dalla sua presentazione. Un iter che l’amministrazione voleva concludere in fretta, troppo in fretta, ha incontrato nel suo cammino l’opposizione attenta e vigile dei cittadini.
Il nostro parco è poco conosciuto, ma offre numerosi ambiti caratterizzati da valenze ambientali, paesaggistiche e naturali che vanno tutelate e valorizzate. Abbiamo sempre pensato che il più efficace strumento di tutela per l’ambiente ed il nostro territorio sia la sua conoscenza e che le azioni dei cittadini siano un elemento utile a far crescere la coscienza e collettiva.
Dal 1 giugno sino al 31 agosto potete inviare le vostre foto e, per i più piccoli, i disegni che riguardano il parco. Le più significative serviranno a costruire il racconto di un parco che, nato nel 2009, è ancora senza storia e identità. Contiamo sul vostro aiuto!
Il PLIS è il parco Est delle Cave: un parco speciale che fa da cuscino tra aree urbanizzate e dove, insieme alle profonde ferite delle cave, ci sono ecosistemi importanti che consentono di entrare in contatto con la natura, e nello stesso tempo testimonianze storiche ed architettoniche che narrano l’evoluzione del territorio e del paesaggio nel tempo.
I nostri itinerari intendono far conoscere il parco, perché conoscere è il primo passo per proteggere una risorsa preziosa ma poco tutelata e poco valorizzata
Fra terra e acqua: il primo appuntamento è per domenica 30 maggio alle 10.00: esploreremo la zona del Naviglio e di Cascina Gaggiolo, condividendone storia, informazioni sulla fauna locale e aspetti geologici.
Ci ritroveremo lungo il Naviglio (via della Martesana), all’altezza del ponte pedonale dietro il centro sportivo.
L’uscita durerà all’incirca 2 ore e verrà svolta nel rispetto delle normative anti-covid (anche per questo i posti sono limitati!).
Come arrivare: il Naviglio è raggiungibile solo a piedi o in bicicletta
Per chi arriva in auto:
– da Nord, può parcheggiare in via Buonarroti presso il centro sportivo e poi raggiungere il luogo d’incontro sulla sponda sinistra della Martesana, attraversando il ponte pedonale sul Naviglio presso la sede dell’associazione Canoa Fluviale Martesana
– da Sud: in fondo a via Melghera c’è un piccolo parcheggio, da lì a piedi si prosegue sul ponte della metropolitana sino al punto d’incontro sulla sponda sinistra del Naviglio.
Un’altra piccola indagine su un intervento previsto dal PGT 2010 e oggetto anche della seconda variante dell’anno scorso. La cascina Colcellate è sconosciuta alla maggior parte dei cernuschesi, nonostante la sua lunga storia: le prime tracce di questo gioiello risalgono al XIV secolo (1398). Allora ospitava una chiesa dedicata a S.Maria, “dove era istituito un clericato“, mentre pochi metri a ovest (vedi anche la mappa qui sopra, proveniente dal catasto teresiano del 1865) c’era la “fontana nuova“, una risorgiva che irrigava i campi circostanti ed ora naturalmente scomparsa. Da anni la cascina è completamente abbandonata, relegata in fondo alla zona industriale all’estremità sud del territorio comunale.
Un semplice recupero della struttura non pare abbastanza attraente, perciò, come accade spesso, il PGT offre la possibilità di un’espansione su un adiacente terreno agricolo, per rendere il tutto più appetibile.
Ancora una volta, è il consumo di suolo a rendere remunerativo l’intervento. E’ possibile non ci siano altre alternative?
L’urbanistica è una disciplina molto complessa ma anche estremamente importante: determina la forma delle nostre città, l’utilizzo dei nostri territori, il futuro dell’ambiente in cui viviamo. Per questo è con l’urbanistica che inauguriamo la nostra nuova rubrica “Occhi aperti“, con cui faremo emergere dati e informazioni poco o per nulla conosciute ma rilevanti per il bene comune.
Ad esempio, lo sapevate che il PGT impone all’Amministrazione una verifica periodica degli obiettivi di sviluppo prefissati dal piano, con adozione di misure correttive e pubblicazione degli esiti sul sito del Comune? Noi non ne abbiamo trovato traccia! Ci viene in mente la famosa domanda: “Chi controlla i controllori?” E, soprattutto, ci chiediamo: sulla base di quali dati si porta avanti, oggi, una variante al PGT con effetti tutt’altro che trascurabili sull’ambiente e sul paesaggio?
il lago Gabbana: nel luglio 2019 (in basso) e a marzo 2021 – foto: Franco Ingangaro
L’amministrazione comunale di Vimodrone ha presentato il progetto per il recupero dell’area che si produrrà a seguito del controverso interramento del lago Gabbana attraverso scelte insolite, di rottura: in primo piano nella locandina di promozione dell’evento viene utilizza la foto del lago che non ci sarà più a causa del riempimento, una foto rubata, realizzata da uno degli esponenti di Salviamo il lago Gabbana, il comitato che contrasta l’intervento; per la diretta Facebook di presentazione del progetto è stata scelta la data 22 marzo, giornata mondiale per l’acqua, quell’acqua che il riempimento del lago andrebbe a cancellare.
Scelte dettate dal calcolo, dal gusto del paradosso oppure della provocazione: ciascuna opzione porta con sé valutazioni che non indulgono al dialogo dei cittadini.
Alcuni elementi sono emersi con chiarezza nel corso della presentazione:
il riconoscimento ai comitaticontrari: l’ammissione – esplicita e rimarcata più volte – da parte di tutte le componenti il tavolo di lavoro, sindaco ed assessore per primi, seguiti dalle associazioni e dalla facilitatrice, che senza la pressione dell’opinione pubblica ed i rilievi arrivati dai comitati Salviamo il lago Gabbana e Bene Comune Cernusco, non sarebbero mai state valutate tutte le criticità dell’intervento di interramento, né ci si sarebbe preoccupati del destino e del recupero dell’area. Dunque una conferma che non erano stati considerati in modo adeguato rischi ed impatti ambientali, anche in relazione alla destinazione futura dell’area .
l’interesse per l’acqua: quel lago che l’interramento andrà a cancellare rispunta nel progetto di recupero come elemento cardine rispetto al quale ricostruire la biodiversità. Così il profondo bacino lacustre di 28110 mq, prodotto di un’attività estrattiva da rapina che ha cavato sino all’ultimo orizzonte utile, diventa un’area umida di 15000 mq. L’acqua è dunque sempre al centro ed anche in questo caso le proteste hanno messo in evidenza l’importanza delle zone umide in un sistema di aree protette.
la valenza ecologica del lago Gabbana: quell’area – sempre descritta come degradata – rappresenta, al contrario, un ecosistema consolidato con vegetazione e fauna significative;
l’interesse pubblico dell’area: le polemiche hanno portato l’amministrazione ad interrogarsi sul destino funzionale di questa area, che è sì privata, ma dove ci sono un ecosistema importante ed un lago la cui acqua alimenta la falda e la rete idrica locale, elementi che avrebbero dovuto costituire i presupposti per dichiararla d’interesse pubblico. Elementi che oggi emergono con ancora maggiore nettezza e dunque la strada non può essere che quella.
La mancanza di garanzie: l’impegno vincolante al recupero ambientale che è stato richiesto (tardivamente) alla proprietà dell’area, non presenza sanzioni; i termini esecutivi della polizza fidejussioria di 100000 euro non sono noti e, comunque, la cifra non basterebbe a risarcire nessun danno ambientale. Dunque non ci sono elementi che possano garantire l’effettiva realizzazione di tutti i passaggi e, soprattutto, il controllo.
Infine, ma non ultima, la contaminazione da solventi clorurati delle acque, segnalata dal geologo incaricato dalla proprietà dell’area: è stata esposta come se fosse normale e non fossero coinvolte sostanze inquinanti che provocano effetti cancerogeni e teratogeni, nel più completo silenzio da parte del sindaco che pure è responsabile della salute pubblica.
Al di là del progetto di recupero, da realizzare nel futuro, è importante affrontare i problemi ed i rischi del presente, rispetto al quale chiediamo all’amministrazione di Vimodrone che tipo di provvedimenti intende intraprendere. E’ necessario continuare a vigilare segnalando che la nostra attività non è meramente ostativa, anzi, è soprattutto rivolta a capire quali siano i problemi e le soluzioni per meglio intervenire.
Il comitato Salviamo il lago Gabbana, insieme al comitato Bene Comune Cernusco, ha messo in luce le lacune procedurali e, soprattutto, i rischi ambientali legati alla vulnerabilità della falda acquifera per l’intervento di interramento del Lago Gabbana sin dall’inizio dei lavori nell’estate del 2019. Lavori che erano stati autorizzati l’anno precedente, ma senza alcuna forma di informazione alla popolazione, nonostante si trattasse di un intervento di grande rilevanza economica ed impatto ambientale.
Oggi emerge che nelle acque del lago ci sono concentrazioni al di sopra dei limiti di solventi clorurati, sostanze cancerogene e teratogene, e che il riempimento del lago determinerà un innalzamento della superficie della falda e della permeabilità del terreno anche nelle aree circostanti con possibili problemi di infiltrazioni.
A fronte del rischio di inquinamento ambientale ci aspettiamo interventi conseguenti volti a garantire l’interesse pubblico, preminente rispetto agli interessi privati che gravano all’area.
Confidiamo che vengano prese tutte le misure necessarie a tutela della salute pubblica poiché il lago Gabbana si trova nell’area di ricarica della falda idrica, ad elevata vulnerabilità, da cui attingono i pozzi della rete di Vimodrone.
Per questo motivo il comitato Salviamo il lago Gabbana ed il comitato Bene Comune Cernusco hanno depositato ai carabinieri di Vimodrone il 17 marzo un esposto denuncia in cui si evidenziano questi elementi emersi di recente.
In ogni caso noi saremo dalla parte del lago e degli interessi collettivi.
Massimiliano Atelli, presidente della Commissione V.I.A.- V.A.S. del Ministero dell’Ambiente*, nella sua intervista al Sole24ore del 19 febbraio 2021 ha messo in evidenza come le lunghe procedure della VAS spesso siano legate alla cattiva qualità dei progetti: solo il 10% viene bocciato, mentre il resto è soggetto a prescrizioni e revisioni che ne allungano l’iter, in situazioni al limite dell’accanimento terapeutico.
Infatti, come denunciano i movimenti nella Lettera aperta di 200 Associazioni a Governo, Parlamento e Commissione Europea su grandi opere e Valutazione di Impatto Ambientale “troppo spesso le osservazioni depositate dai cittadini, dagli enti locali e dalle associazioni sono surrettiziamente usate per rimediare – nella stragrande parte dei casi solo formalmente – a gravissime lacune documentali”.
Lo stesso iter procedurale della variante parziale del PGT di Cernusco dovrebbe far riflettere: avviato dall’amministrazione a metà luglio del 2019, poneva al 31 luglio la scadenza per la presentazione delle proposte, dunque meno di quindici giorni. A seguito delle proteste arrivate da associazioni e consiglieri la scadenza è stata rinviata al 30 settembre .
Ma che la scarsa attenzione alla partecipazione dei cittadini fosse la cifra di riconoscimento di questa proposta viene confermato in tutti i passaggi successivi.
Il 15 novembre 2019, un venerdì pomeriggio, viene messo a disposizione il documento di scoping e la prima seduta della conferenza di valutazione convocata il lunedì 18 novembre alle 14.00, dunque nemmeno tre giorni per poter valutare l’elaborato tecnico.
Si prosegue con la messa a disposizione della documentazione il 17.04.2020 e con la scadenza per le osservazioni richiesta al 15.06.2020: eravamo in pieno lockdown, in un periodo che prevedeva non solo l’impossibilità degli spostamenti, ma pure la sospensiva dei provvedimenti amministrativi. Ed è proprio per far rispettare le indicazioni di sospensiva del DPCM che abbiamo inviato un esposto alla procura della Repubblica e così il 25 maggio l’amministrazione è stata costretta a rinviare la scadenza al 17 luglio. Nello stesso tempo però fissava la seconda conferenza di valutazione al 20 luglio, i soliti tre giorni di valutazione.
Ma accade l’impresto, arriva una valanga di osservazioni ed i tre giorni si rivelano un boomerang, troppo pochi per valutarle tutte e così c’è un valzer di rinvii sino al 22 ottobre 2020 quando viene convocata la seconda conferenza di valutazione in una diretta facebook che dura undici minuti. In questo modo viene preclusa qualsiasi possibilità di approfondimento e dialettica fra tutti i soggetti interessati. In ogni caso emerge la necessità di una profonda revisione dei documenti di variante e dunque vengono fissati altri 90 giorni.
Arriviamo così alla fine di gennaio 2021 quando vengono pubblicati il parere motivato e le contro-osservazioni: si tratta di un parere positivo ma vincolato ad una serie così ampia di prescrizioni da costituire – come denunciava Atelli – un vero e proprio soccorso istruttorio per una variante piena di errori e carenze.
La ricostruzione dei passaggi dimostra che la partecipazione è un feticcio retorico e che l’unica dialettica possibile è stata quella garantita dalla legge. Dunque, meno male che esistono quelle poche norme che consentono ai cittadini di poter partecipare alla pianificazione della propria città.
Vedremo fra pochi giorni quando i nuovi documenti arriveranno in consiglio comunale quale sarà stato l’esito della revisione.
* ora si chiama Ministero della Transizione Ecologica
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