Autore: Bene Comune Cernusco (Pagina 6 di 21)

La conferenza VAS più corta del mondo

Undici minuti. Tanto è durata lo scorso 22 ottobre la seconda conferenza VAS sulla variante parziale del Piano di Governo del Territorio di Cernusco. 

Mancavano il sindaco e l’assessore al territorio, così il tecnico esterno incaricato ed i due tecnici del comune (autorità procedente e autorità competente) hanno usato gli undici minuti per:

  • ripercorrere il travagliato iter amministrativo che, iniziato nel luglio del 2019, è arrivato sino al 22 ottobre 2020 a causa di diverse interruzioni e proroghe dei termini di scadenza (il primo a seguito del nostro esposto per mancato rispetto della sospensiva Covid-19, gli ultimi due a causa di proroghe dei termini di scadenza volute dall’amministrazione);
  • ricordare che sono state inviate 107 osservazioni alla variante, raggruppate in un una matrice excel per aree tematiche; 
  • segnalare che nei prossimi novanta giorni verranno effettuate “correzioni, integrazioni, modifiche” alla variante, insieme alla revisione da parte dei progettisti dei documenti di variante, dal Rapporto Ambientale alla relazione tecnica. Potrebbe persino essere ritirata, ma questa possibilità dovrà essere vagliata dal legale dell’amministrazione. 

La conferenza è stata quindi chiusa senza alcun contraddittorio fra i soggetti coinvolti. 

Non che ci fossero grandi speranze di confronto, vista la modalità con cui era stata convocata a causa delle restrizioni legate alla pandemia: una diretta facebook sulla pagina istituzionale del comune di Cernusco, strumento fintamente partecipativo. In questo modo si potevano solo inviare commenti sulla chat facebook, laddove sarebbe stato opportuno l’utilizzo di una piattaforma per videoconferenze da remoto per consentire il contraddittorio.
Ma quegli undici minuti sono stati una farsa, irrispettosa dei soggetti coinvolti e dei cittadini interessati che hanno fatto arrivare le loro osservazioni all’amministrazione.

Un campo non vale l’altro

Un campo agricolo a fianco di un naviglio cinquecentesco è paesaggio. Paesaggio, tutelato dall’articolo 9 della Costituzione, che è bene comune. Un campo agricolo che ha mille anni è biodiversità, un campo da baseball ha zero biodiversità. Non dobbiamo farci trarre in inganno dalla parola campo. Un campo non vale l’altro.

Il professor Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, evidenzia quella che è prima di tutto una tragedia culturale: le scelte urbanistiche sono indirizzate da decisori politici ignoranti perché

non sanno gli effetti che producono le loro decisioni perché ignorano l’essenza delle risorse ambientali, il loro funzionamento e i benefici che generano o gli effetti negativi che producono. È grave quel che stanno facendo anche perché non colgono l’occasione per impostare una spiegazione ai cittadini facendoli crescere, ecologicamente parlando. È grave perché alla fine si specula sulla debolezza delle persone e si usa l’ignoranza della gente per continuare a non fare cose migliori.

Dobbiamo fare di più e meglio. Noi dobbiamo trasformare le aree dismesse in ospedali se di ospedali abbiamo bisogno. Dobbiamo far crescere campi da calcio e scuole sulle parti abbandonate delle nostre città. Questa è l’unica competizione che dobbiamo innescare. Qui deve lavorare la politica e per farlo deve capire, imparare, appassionarsi. So bene che è dura, che non si è mai fatto e che gli strumenti giuridici sono spuntati, ma so anche che se i politici non ne hanno voglia possono tornare a fare altro.

Il destino del campo del Gaggiolo dipende da noi. Oggi. La variante al PGT in discussione in questi giorni che vuole trasformarlo in un campo da baseball va respinta. E va respinta la narrazione mistificante per cui il campo da baseball farebbe “il bene dei nostri figli”, riducendo così il campo agricolo a merce di scambio, laddove è invece un bene comune, paesaggio che è parte dell’identità collettiva e della memoria storica della nostra comunità.

Un grazie di cuore a Paolo Pileri per le sue parole e a quanti vorranno difendere e conservare il campo del Gaggiolo. La vostra testimonianza è preziosa, lasciateci un selfie davanti al nostro striscione lungo il Naviglio della Martesana.

Vi invitiamo a leggere l’intero articolo di Paolo Pilieri Quando un campo da baseball fa male al suolo. E non tutti lo capiscono pubblicato su Altraeconomia.

PLIS Est delle Cave: abbiamo un problema

Centinaia di insulti e reazioni indignate hanno accolto il post con cui la scorsa settimana il Fondo per l’Ambiente Italiano cercava volontari: “Ti piace raccontare la bellezza dei luoghi che ami? Sei convinto che il territorio in cui vivi sia ricco di tesori eccezionali che ti piacerebbe far conoscere agli altri? Condividi con noi la tua passione: diventa volontario per le Giornate Fai d’autunno!”.

Finalmente viene squarciato un sepolcro imbiancato ed emerge ciò che da tempo solo alcuni osavano ricordare: le guide svolgono un’attività professionale la cui sostituzione con personale volontario mina alla base il diritto al lavoro, così come riconosciuto dall’articolo 4 della nostra Costituzione.

Giustamente Tomaso Montanari rileva come sia la filosofia stessa del FAI basata sul volontariato ad essere messa in discussione – specie in questo periodo di grande crisi per tutte le professioni, anche quelle legate alla cultura ed al sapere – perché tale modalità di gestione del patrimonio artistico e culturale mette in concorrenza sleale chi offre un servizio professionale a pagamento e chi lo fa in modo volontario, introducendo così elementi distorsivi del mercato del lavoro.

Nel caso del FAI si tratta di un soggetto privato, ma ci sono molti esempi dello stesso tipo anche nel settore pubblico, fatto ancor più grave poiché dovrebbe essere proprio lo Stato il garante dei diritti dei cittadini.

Così è accaduto anche con il PLIS Est delle Cave che ha stipulato una convenzione con un’associazione perché realizzi dei monitoraggi naturalistici sulla flora e sulla fauna del parco, attività di coinvolgimento della cittadinanza, proposte didattiche e lo sviluppo di pagine social dell’ente. I costi sono solo in parte coperti da un finanziamento di 5000 dollari erogato da un soggetto privato, restano comunque fuori tutte le attività relative alla didattica ambientale e sarà compito dell’associazione incaricata, per di più con mandato esclusivo, reperire i fondi necessari.

Solo pochi mesi fa il PLIS Est delle Cave ha approvato il nuovo Programma Pluriennale degli Interventi in cui sono previste numerose azioni, fra le quali ci sono anche:

  • nell’ambito dello Sviluppo delle conoscenze:
    • lo studio faunistico e monitoraggi – costi: 13.000 euro per lo studio, 5.000 per il monitoraggio
    • lo studio vegetazionale e monitoraggio – costi: 8.000 euro per lo studio, 2.500 per il monitoraggio
  • nell’abito della Gestione del parco – la partecipazione a Bandi complessi – costi: 25.000 euro.

Il totale di questi interventi ammonta a 46.000 euro, con i monitoraggi di flora e fauna si arriva a 53.500 euro, dunque emerge chiaramente il divario fra quanto si dovrebbe corrispondere a professionisti incaricati di svolgere un incarico e la realtà. In questo caso è un soggetto pubblico, il PLIS Est delle Cave, ad introdurre elementi distorsivi del mercato, dal momento che affida a titolo gratuito ed esclusivo ciò che dovrebbe essere oggetto di un bando aperto.

La cronica carenza di fondi, aggravata dall’emergenza della pandemia che spinge a privilegiare i capitoli di spesa legati a sanità ed assistenza sociale, non deve essere un alibi, né può impedire di mettere in atto modalità di collaborazione con la cittadinanza volte allo sviluppo delle conoscenze del territorio ed alla divulgazione del patrimonio ambientale, purché aperte a tutti e legate alla possibilità di dare ai giovani studiosi locali un’opportunità di lavoro, non uno sfruttamento o un privilegio.

Le attività di volontariato sono utili e positive come strumento di coinvolgimento della cittadinanza e di avvicinamento ai temi culturali e scientifici, ma non in sostituzione di competenze e professionalità.

E quindi, come sottolinea Tomaso Montanari, l’uso del volontariato nell’ambito dei Beni Culturali, come in quello della conoscenza ambientale e scientifica aggiungiamo noi, non è la soluzione. È il problema.

Bene Comune Cernusco ed il Tavolo sul lago Gabbana

Il Comitato Bene Comune Cernusco non è stato invitato a partecipare al Tavolo per il Lago Gabbana, convocato il prossimo 5 ottobre dal sindaco di Vimodrone. Il Tavolo prevede tre componenti:

  • la proprietà dell’area in cui verrà realizzato l’interramento del lago Gabbana con 600.000 mc di materiali da scavo;
  • la componente istituzionale, costituita in primo luogo dal comune di Vimodrone che ha autorizzato il riempimento senza una serie di valutazioni preliminari sull’incidenza dell’intervento che hanno poi portato al coinvolgimento degli altri livelli istituzionali, dal PLIS Est delle Cave entro cui rientra l’area, alla Città Metropolitana, alla Regione;
  • la componente civica dei cittadini di Vimodrone, costituitasi nel comitato “Salviamo il lago Gabbana”, contraria all’intervento in quanto mette a rischio l’acquifero, distrugge l’ecosistema presente e cancella un lago diventato elemento paesaggistico ormai consolidato da più di cinquanta anni.
  • Sono stati invitate anche alcune associazioni ambientaliste di rilevo nazionale, sebbene non tutte abbiano conoscenza approfondita delle problematiche locali, ed un’associazione che ha ricevuto dal comitato di gestione del PLIS un incarico per il monitoraggio della fauna del parco.

Dunque un’ampia rosa di invitati da cui però è stato escluso Bene Comune Cernusco, sebbene sin dall’inizio condivida e collabori attivamente con Salviamo il lago Gabbana e sia parte del Forum di Partecipazione del PLIS Est delle Cave.

La modalità selettiva ad excludendum con cui sono stati scelti gli interlocutori non è un buon viatico per l’inizio dei lavori di un tavolo che si connota come una sorta di contenitore di cui non sono definiti i poteri decisionali delle parti coinvolte e, soprattutto, serve soltanto a definire gli interventi di ripristino dell’area da effettuare dopo il riempimento del lago, intervento che non viene affatto posto in discussione.

La necessità stessa di trovare oggi soluzioni adeguate post riempimento segnala l’assenza di visione che ha caratterizzato sin dall’inizio questo intervento e nel contempo introduce gravi interrogativi sulla mancanza di preliminari valutazioni sui rischi che corrono i beni comuni coinvolti, perché l’acqua ed il paesaggio hanno valenza collettiva la cui tutela ha valore preminente rispetto agli interessi privati.

Bene Comune Cernusco sta dalla parte del lago.

P.S.: la convocazione ufficiale parla di “tavolo di lavoro cava Gabbana”, in realtà è il lago, l’oggetto dell’intervento. Dunque anche la scelta semantica è indicativa della rimozione del lago.

Note a margine dell’audizione sull’interramento del lago Gabbana

lavori intorno al lago Gabbana – 07.09.2020

E’ più facile che un comitato venga ascoltato in regione che invitato in comune.

Almeno per il lago Gabbana è andata così, ed è una delle notazioni a margine della vicenda emersa nell’estate 2019 grazie alla mobilitazione dei cittadini di Vimodrone che hanno visto improvvisamente all’opera le ruspe all’interno dell’area del lago Gabbana, specchio d’acqua che si è formato per emersione della falda nella cava di inerti contigua alla cascina Gabbana, da cui prende il nome.

Un’attività estrattiva selvaggia a partire dal dopoguerra ha sfruttato intensamente le preziose sabbie e ghiaie del sottosuolo, lasciando in tutto il territorio comunale numerose e profonde ferite . Criteri di salvaguardia e modalità estrattive meno devastanti sono arrivati solo molti anni dopo, così la cava Gabbana, una volta esauriti gli orizzonti utili, è stata abbandonata, iniziando un nuovo ciclo come lago.

Per decenni lì hanno fatto il bagno e pescato gli abitanti di Vimodrone, era un luogo di svago collegato alla settecentesca cascina Gabbana in cui si trovava il dopolavoro della Cariplo. Con la crisi economica degli anni 2008-2012, l’area passa di proprietà e viene acquistata da un’immobiliare, che nel 2018 ottiene dal comune di Vimodrone l’autorizzazione ad interrare il lago grazie ad un semplice permesso di costruire: un atto amministrativo che serve per autorizzare la realizzazione di qualcosa sopra il piano campagna, ma, come in uno specchio, anche sotto: dunque viene autorizzato il riempimento di un lago con 620.000 mc di materiali, l’equivalente di due stadi. Ma, se per costruire uno stadio occorre valutare la compatibilità paesaggistica (siamo in un’area protetta, il PLIS Est delle Cave), geologica ed ambientale,  per interrare 620.000 mc basta un permesso di costruire (almeno, questa è la versione del comune di Vimodrone).

Eppure le acque del lago sono importanti, servono da ricarica dell’acquifero, pertanto qualsiasi sostanza inquinante immessa nel lago ne metterebbe a rischio la potabilità; ciò nonostante il progetto non prevede alcuna rete di monitoraggio della qualità dell’acqua, dei materiali di riempimento non si sa nulla, solo un’autocertificazione ne attesterà la provenienza.

E poi ci sono gli animali: nel lago ci sono molti pesci, specie autoctone e molte altre alloctone, di cui non si sa che fine faranno; le sue acque e le numerose piante dell’area ospitano molti uccelli che le utilizzano come area di sosta durante le migrazioni e come luogo di nidificazione. Le aree umide sono infatti essenziali per queste specie e sono tutelate da stringenti normative europee. Interrare il lago significa dunque fare una strage.

C’è il paesaggio: un tempo lì c’erano i campi, solo campi, poi venne la cava e poi il lago che è lì da più di cinquanta anni. In un contesto che ha perduto i suoi connotati rurali a causa dell’attività estrattiva e della speculazione edilizia che fanno di Vimodrone uno dei comuni con la più alta densità abitativa del milanese, il lago Gabbana ha rappresentato una forma di “appaesamento”: è diventato elemento connotativo ed identitario del paesaggio.
Modificarne l’assetto, trasformandolo nella migliore delle ipotesi in un prato verde con qualche alberello e nella peggiore in un ricettacolo di materiali di provenienza ignota, significa cancellare anche la memoria storica degli abitanti e dei luoghi

Infine il PLIS Est delle cave: mai come in questo caso è emersa l’inadeguatezza delle tutele che questo tipo di area protetta prevede, legate come sono ai soli vincoli urbanistici che ciascun comune del parco dispone sul suo territorio e che quindi possono essere sempre modificati. Né esistono regole che impongono forme di consultazione e approvazione preliminari da parte degli organi del PLIS per i progetti che ricadono al suo interno, tanto meno valutazioni di impatto.

L’interramento del lago Gabbana costituisce dunque un precedente, anzi il precedente: d’ora in poi per interrare un lago inserito in un PLIS basterà un permesso di costruire.

Perché ciò non accada, perché non vengano cancellate le istanze di tutela degli interessi della comunità rispetto agli interessi di un privato, si batte da un anno il comitato Salviamo il lago Gabbana e noi di Bene Comune Cernusco siamo stati sempre al suo fianco.

Per questo lo scorso 9 settembre abbiamo esposto insieme in audizione ai componenti la VI commissione Ambiente della regione Lombardia le criticità dell’interramento del lago. Sia il presidente Riccardo Pase che i numerosi consiglieri intervenuti hanno ascoltato con attenzione i problemi legati al progetto e le conseguenze per la collettività, elementi incontrovertibili, rispetto ai quali stava all’amministrazione comunale valutarne l’incidenza, al momento del rilascio dell’autorizzazione, e validi ancora oggi. Prima che sia troppo tardi.

un gheppio vigila sui lavori di interramento del lago gabbana

La zona buia di Cernusco: i vandali del bene comune


La Cernusco che si fa bella dei suoi numerosi riconoscimenti (“città verde”, “città ciclabile”, “città europea dello sport 2020” sede persino dell’ultima tappa del giro d’italia, poi rimandato ad ottobre per covid), ha un’ombra nera che appanna il suo fulgore: i suoi beni comuni sono spesso presi di mira da vandali.

Accade in molte città ed anche a Cernusco si verificano spesso episodi di vandalismo contro strutture pubbliche. E’ capitato di nuovo nella notte del 30 giugno, quando alcune persone si sono introdotte in alcuni spazi della Casa delle Associazioni di via Buonarroti, bivaccando e distruggendone gli arredi, sino a renderli inagibili.
La Casa delle Associazioni è costituita da locali che dal 2016 il comune di Cernusco ha messo a disposizione delle associazioni che ne avessero fatto richiesta a fronte di un canone modesto. Anche Bene Comune Cernusco ha lì la disponibilità di una sede per due sere al mese e questo costituisce per noi, come a molte altre realtà associative, uno strumento con cui le istituzioni rendono praticabile in concreto e non come retorica, la partecipazione dei cittadini.

Dal 1 luglio la nostra sede è inagibile, devastata da persone che hanno banchettato sui tavoli di riunione, lasciato rifiuti, sporcato le pareti, rotto i sanitari, sfondato le porte. Dunque uno spazio pubblico che funge da bene comune non è più disponibile ed i costi del suo ripristino saranno notevoli, vista l’entità dei danni.

Abbiamo a lungo riflettuto sull’opportunità di rendere pubblico l’accaduto, dal momento che far parlare di sé è spesso il fine di tali vandali e quindi non volevamo prestarci a fare da cassa di risonanza ma, a più di un mese da quest’episodio, pensiamo che il silenzio nostro, ma anche dell’amministrazione, non aiuti e che sia opportuno far conoscere anche il volto buio della nostra città.

Noia, disagio sociale, bisogno di protagonismo per soggetti deboli, incultura: non intendiamo fare sociologia da bar perché le ragioni che portano a danneggiare beni comuni posso avere motivazioni profonde a volte legate a bisogni futili.
Ma occorre rompere la catena, perché degrado chiama degrado e gli atti si ripeteranno se non si fa luce sulle conseguenze che producono i danni commessi sui beni comuni.
Abbiamo inviato un mese fa, dopo il sopralluogo, una nota all’ufficio cultura del comune evidenziando la necessità di maggiore attenzione per gli spazi della Casa delle Associazioni attraverso una migliore illuminazione (l’ingresso violato è posto sul retro dell’immobile in una zona poco illuminata), un sistema di videosorveglianza e lo spostamento della posizione dell’ingresso su via Buonarroti anziché sul retro.
Non abbiamo ricevuto risposta, neppure alla richiesta di poter utilizzare, vista l’inagibilità dei locali danneggiati, una delle altre stanza disponibili presso l’altro ingresso.

Dopo la lunga pausa del covid che non ha permesso ai cittadini quella socialità che sta alla base della vita pubblica, vorremmo ricominciare a trovarci ogni due lunedì. Sarà possibile?
Non lasciamo che a settembre a riunirsi per festeggiare siano solo i vandali della nostra città.

Perciò chiediamo all’amministrazione di intervenire, dandoci la possibilità di usare un’altra sede ma, soprattutto, di non lasciare al degrado la Casa delle Associazioni e di aprire un dibattito cittadino sul problema del vandalismo che, colpendo i beni comuni, colpisce tutti noi.

Gli alberi: i nostri alleati contro il caldo

Non c’è trucco e non c’è inganno, il termometro parla chiaro: sotto le fronde dei tigli di Via Verdi, uno dei pochi viali alberati rimasti a Cernusco, la temperatura è di ben 11 gradi inferiore a quella delle zone assolate della stessa via.
In questi giorni di caldo insopportabile gli alberi esercitano una preziosissima azione di mitigazione della temperatura: un condizionatore naturale, gratis, a disposizione di tutti e che non inquina, anzi, assorbe anche la CO2!

E sono proprio gli alberi dalle grandi chiome lungo le nostre strade gli alleati più efficaci.

Dunque non sacrifichiamoli, perché nessuna miglioria della viabilità potrà restituirci la loro ombra.

Gli alberi, un bene comune preziosissimo per questo e mille altri motivi, le aree naturali e in generale le risorse ambientali di Cernusco saranno al centro delle nostre iniziative autunno/inverno 2020-21.

Continuate a seguirci…

Rimandato a settembre


Rimandato a settembre!

Materia: “Variante parziale al PGT

Voti:
– CITTADINI: PROMOSSI CON LODE
– COMUNE: RIMANDATO A SETTEMBRE

Ben diciotto tra privati cittadini, enti e associazioni hanno presentato circa 50 osservazioni sulla Variante parziale al PGT, segno esplicito di interesse, preparazione e capacità di rispettare tempi e procedure.

A fronte di questo straordinario impegno (in occasione dello scorso PGT le osservazioni presentate erano solo 8!), la risposta dell’amministrazione comunale non sembra all’altezza: “Non ci aspettavamo un numero così alto di osservazioni!”, dimostrando così di non avere affatto il polso della situazione rispetto alle questioni ambientali del proprio territorio.

Per paradosso, dopo aver convocato la seconda conferenza VAS a soli sei giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni come se fosse un mero adempimento formale, il comune è costretto a fare retromarcia e, per di più:

– si concede altro tempo per studiare, rimandando a settembre i successivi passaggi dell’iter di esame della variante.
Domanda: ai cittadini è richiesto l’assoluto rispetto delle scadenze, perché non vale lo stesso per l’amministrazione?

– ricorre a una consulenza esterna.
E qui ci chiediamo: sono davvero necessarie queste “ripetizioni private”? Perché il Comune non ha al proprio interno le competenze necessarie? Quanto costa questo “aiutino”?

– o addirittura pensa di rivalutare l’iter stesso.

Un iter che doveva essere così urgente da essere avviato in pieno lockdown e da prevedere tempi risicatissimi per la conferenza VAS ora viene dilazionato di più di due mesi: è chiaro che qualcosa non è andato secondo i piani di chi ha promosso questa variante.

A parziale bilancio di questa vicenda, ci preme sottolineare ancora una volta che:
– è importante impegnarsi, approfondire e fare sentire la propria voce
– un vero coinvolgimento e ascolto dei cittadini da parte dell’amministrazione (perché, contrariamente a quanto grottescamente affermato da qualcuno sulla stampa locale, non c’è stato niente del genere) avrebbe portato a un percorso più condiviso e proficuo.

Buone vacanze!

Variante PGT: privato-pubblico 2:0

L’interesse privato sta per mettere a segno due punti a spese dell’interesse pubblico:

– un campo da baseball e un parcheggio al posto di un’area verde, corridoio ecologico indispensabile per proteggere gli spostamenti della fauna locale

– edilizia convenzionata, originariamente prevista in un’area di pregio, relegata in un’area periferica e a basso valore.

Questo (e altro) prevede la variante al PGT in discussione in questi giorni.

Entro il termine del 14 luglio presenteremo le nostre osservazioni: hai anche tu qualcosa da dire su questo tema? Scrivici a benecomunecernusco@gmail.com, integreremo le tue osservazioni alle nostre.

Per saperne di più leggi gli approfondimenti su benecomunecernusco.it.

Per rimanere sempre aggiornato su quello che succede al nostro territorio iscriviti alle nostre news e metti like alla nostra pagina FB!

Saluti da Cernusco sul Naviglio

A breve aree preziosissime per la fauna locale che permettono e proteggono gli spostamenti verso altre aree naturali protette, spariranno per essere sostituite da un campo da baseball e da un parcheggio.

Un corridoio ecologico sacrificato per ampliare lo spazio dedicato allo sport a spese di aree verdi e con ulteriore consumo di suolo: secondo noi una diversa soluzione deve essere possibile.

Vuoi saperne di più? Leggi le nostre pillole dedicate alla variante al PGT in fase di approvazione in queste settimane:

La variante al PGT in pillole – Il PLIS delle Cave

La variante al PGT in pillole – Via Brescia

La variante del PGT in pillole – Via Cevedale

La variante del PGT in pillole – l’Ampliamento del centro sportivo

Hai anche tu qualcosa da dire su questo tema? Facci avere le tue osservazioni a questa mail benecomunecernusco@gmail.com, le integreremo alle nostre. Abbiamo poco tempo! Il termine per presentarle scade il 14 luglio.

« Articoli meno recenti Articoli più recenti »