L’amministrazione comunale di Vimodrone ha presentato il progetto per il recupero dell’area che si produrrà a seguito del controverso interramento del lago Gabbana attraverso scelte insolite, di rottura: in primo piano nella locandina di promozione dell’evento viene utilizza la foto del lago che non ci sarà più a causa del riempimento, una foto rubata, realizzata da uno degli esponenti di Salviamo il lago Gabbana, il comitato che contrasta l’intervento; per la diretta Facebook di presentazione del progetto è stata scelta la data 22 marzo, giornata mondiale per l’acqua, quell’acqua che il riempimento del lago andrebbe a cancellare.
Scelte dettate dal calcolo, dal gusto del paradosso oppure della provocazione: ciascuna opzione porta con sé valutazioni che non indulgono al dialogo dei cittadini.
Alcuni elementi sono emersi con chiarezza nel corso della presentazione:
- il riconoscimento ai comitati contrari: l’ammissione – esplicita e rimarcata più volte – da parte di tutte le componenti il tavolo di lavoro, sindaco ed assessore per primi, seguiti dalle associazioni e dalla facilitatrice, che senza la pressione dell’opinione pubblica ed i rilievi arrivati dai comitati Salviamo il lago Gabbana e Bene Comune Cernusco, non sarebbero mai state valutate tutte le criticità dell’intervento di interramento, né ci si sarebbe preoccupati del destino e del recupero dell’area. Dunque una conferma che non erano stati considerati in modo adeguato rischi ed impatti ambientali, anche in relazione alla destinazione futura dell’area .
- l’interesse per l’acqua: quel lago che l’interramento andrà a cancellare rispunta nel progetto di recupero come elemento cardine rispetto al quale ricostruire la biodiversità. Così il profondo bacino lacustre di 28110 mq, prodotto di un’attività estrattiva da rapina che ha cavato sino all’ultimo orizzonte utile, diventa un’area umida di 15000 mq. L’acqua è dunque sempre al centro ed anche in questo caso le proteste hanno messo in evidenza l’importanza delle zone umide in un sistema di aree protette.
- la valenza ecologica del lago Gabbana: quell’area – sempre descritta come degradata – rappresenta, al contrario, un ecosistema consolidato con vegetazione e fauna significative;
- l’interesse pubblico dell’area: le polemiche hanno portato l’amministrazione ad interrogarsi sul destino funzionale di questa area, che è sì privata, ma dove ci sono un ecosistema importante ed un lago la cui acqua alimenta la falda e la rete idrica locale, elementi che avrebbero dovuto costituire i presupposti per dichiararla d’interesse pubblico. Elementi che oggi emergono con ancora maggiore nettezza e dunque la strada non può essere che quella.
- La mancanza di garanzie: l’impegno vincolante al recupero ambientale che è stato richiesto (tardivamente) alla proprietà dell’area, non presenza sanzioni; i termini esecutivi della polizza fidejussioria di 100000 euro non sono noti e, comunque, la cifra non basterebbe a risarcire nessun danno ambientale. Dunque non ci sono elementi che possano garantire l’effettiva realizzazione di tutti i passaggi e, soprattutto, il controllo.
Infine, ma non ultima, la contaminazione da solventi clorurati delle acque, segnalata dal geologo incaricato dalla proprietà dell’area: è stata esposta come se fosse normale e non fossero coinvolte sostanze inquinanti che provocano effetti cancerogeni e teratogeni, nel più completo silenzio da parte del sindaco che pure è responsabile della salute pubblica.
Al di là del progetto di recupero, da realizzare nel futuro, è importante affrontare i problemi ed i rischi del presente, rispetto al quale chiediamo all’amministrazione di Vimodrone che tipo di provvedimenti intende intraprendere. E’ necessario continuare a vigilare segnalando che la nostra attività non è meramente ostativa, anzi, è soprattutto rivolta a capire quali siano i problemi e le soluzioni per meglio intervenire.
*la cava è in realtà un lago
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