I dati sulla raccolta dei rifiuti recentemente pubblicati dal comune di Cernusco si riferiscono ad un intervallo temporale significativo (gli ultimi dieci anni) che consente di ricostruire il volto della nostra città proprio a partire dai rifiuti (una sorta di quadro sociologico d’accatto), partendo dall’assunzione che i rifiuti costituiscano uno specchio più o meno fedele della città rispetto ai consumi ed alle abitudini dei suoi abitanti.
E’ chiaro che si tratta di una forzatura e che una lettura basata solo sull’evoluzione temporale degli indicatori quantitativi dei rifiuti e della relativa raccolta differenziata non può essere un’analisi in grado di restituire il profilo sociale della città, ma il nostro tentativo può essere utile ad individuare le aree di criticità di un servizio che riguarda la collettività ed incide sul bilancio cittadino in modo significativo (4.200.000 euro nel 2013).
E serve soprattutto a valutare le strategie possibili perché in una città intesa come “bene comune” si possa arrivare all’obiettivo rifiuti zero.
Popolazione, rifiuti e raccolta differenziata
In dieci anni a Cernusco la produzione complessiva di rifiuti è diminuita del 5,76%, la raccolta differenziata è aumentata di 7,7 punti percentuali, mentre la popolazione ha avuto un incremento a due cifre percentuali (13,29%). Dunque in dieci anni la città è cresciuta ad un ritmo elevato, doppio rispetto a quello della raccolta differenziata, ma è riuscita comunque a contenere la sua produzione di rifiuti.
L’incremento dei costi di gestione dal 2006 al 2014 del servizio è stato invece del 20,36% (mancano i dati del 2004 e del 2005) ma, se viene considerato al netto della rivalutazione percentuale calcolata rispetto al periodo analizzato sull’indice dei prezzi al consumo per famiglie, operai e impiegati, l’aumento è pari all’3,86%.
La percentuale di raccolta differenziata si è collocata, dopo un iniziale trend positivo, intorno ad una media del 62%, comunque al di sotto della soglia critica del 65%, barriera rispetto alla quale per avere incrementi significativi occorrono modifiche strutturali al sistema di raccolta tradizionale.
E’ pertanto utile dare un’occhiata all’evoluzione della tipologia di rifiuti differenziati che sono stati ripartiti in tre categorie in funzione del diverso peso percentuale in tonnellate smaltite.
Rifiuti compresi fra le 100 e 2500 ton.
Solo l’umido, gli scarti vegetali, il vetro e la plastica dai multi materiali vedono un trend positivo, in forte calo carta e cartone, legno, imballaggi misti/Rsu assimilabili (secco).
Si tratta delle categorie di rifiuti che pesano di più in termini di tonnellate di prodotto da gestire e smaltire.
Rifiuti sotto le 250 tonnellate
In questo gruppo sono i rottami di ferro, il recupero assimilati agli urbani e le apparecchiature elettroniche a subire la maggiore diminuzione, specie a partire dal 2009-2010 (inizio ciclo crisi economica). Crescono di fatto solo le lavatrici.
Rifiuti < 1 tonnellata
Nell’ultima categoria, rifiuti inferiori ad 1 tonnellata, l’olio vegetale subisce un drastico crollo (le famiglie non buttano più l’olio?), le altre categorie hanno un trend evolutivo positivo, anche se più o meno costante nel tempo. Per le pile e l’olio minerale la caduta a partire dal 2012 non sembra indicare un dato strutturale, ma un elemento contingente.
Considerazioni
Alcuni elementi base che si possono estrapolare dalle tabelle precedenti:
1. Alcune categorie di rifiuti, chiamiamoli per comodità “base” sono in aumento: l’umido, il vetro e la plastica dal multi materiale. Si tratta di rifiuti “facili da riconoscere” e che ormai hanno molti anni di pratica selettiva.
2. La diminuzione di carta e cartone, legno, rottami di ferro, apparecchiature elettroniche a partire dagli anni della crisi è probabilmente correlata alla diminuzione dei consumi e/o ad uno smaltimento diretto per recuperarne i costi di tale materie.
3. Alcune categorie di rifiuti di secondo livello, vale a dire quelli che implicano la selezione selettiva e poi il conferimento diretto da parte dei cittadini in discarica, sono in aumento, segno che l’informazione relativa al loro corretto smaltimento comincia ad essere efficace.
Azioni positive verso una città a Rifiuti zero
Per completare la nostra “sociologia del rifiuto” mancano elementi significativi di valutazione che riguardano le criticità della raccolta nei diversi quartieri, le percentuali e tipologie di abbandono indiscriminato ed i relativi costi di smaltimento.
Stiamo cercando di reperire i dati relativi a questi aspetti perché il nostro obiettivo è un progetto per la nostra città teso all’obiettivo “Rifiuti zero”.
Il progetto implica diversi piani operativi sui quali chiediamo la collaborazione di tutti, istituzioni, gestore del servizio e cittadini rispetto ai seguenti livelli:
– sensibilizzazione e comunicazione
– individuazione delle azioni correttive
– informazione e coinvolgimento dei cittadini
– strategie operative tese a creare abitudini positive e non meccanismi sanzionatori.
– meccanismi di controllo e verifica dell’azione pubblica
– formazione di politiche in materia ambientale
Ultimi Commenti: